Le prove distruttive sono state per molti anni l’unica metodologia utilizzata per verificare lo stato di usura e decadimento delle strutture in cemento armato. Purtroppo tecniche come i carotaggi, pur avendo un alto margine di affidabilità, hanno anche un alto grado di invasività e sovente provocano un indebolimento generale dell’area sottoposta a controllo. In tale contesto si inseriscono proprio le prove non distruttive, che non arrecando alcun danno alla struttura consentono di aumentare i “livelli di conoscenza” stimando resistenza, qualità e omogeneità del calcestruzzo e degli apparati murari, nonché posizione e diametro delle barre d’armatura, e diventando fondamentali in previsione di un progetto di miglioramento o adeguamento sismico, o in seguito a mutata destinazione d’uso.